Presidente di Alternativa-Laboratorio Politico
Occorre dire con molta chiarezza che l’Assemblea del teatro Quirino di “Cambiare si può” ha aperto più problemi di quanti ne abbia risolti. Il processo verso una lista in grado di partecipare alle elezioni politiche del 2013, per fortuna (è il caso di dire) continua. Ma si sono palesate contraddizioni e divisioni profonde, sostanziali, tra le diverse componenti che hanno promosso e sostenuto fino ad ora “Cambiare si può” , e che minacciano di compromettere le fasi successive.
A meno che non ci si affretti a porre rimedio nei giorni che restano prima della fine dell’anno.
Tra queste misure urgenti noi riteniamo indispensabile la creazione, da subito, di unComitato di Garanti che affronti la gestione delle procedure democratiche di creazione della lista dei candidati. Ci si doveva pensare da subito e un tale passaggio doveva essere effettuato con una votazione formale nell’Assemblea del Quirino. È stato un grave errore non averlo fatto. Si ponga rimedio ora con una rapida consultazione tra i capifila e la si sottoponga al vaglio degl’iscritti firmatari dell’appello, cioè “i diecimila“.
Senza questo passo è inevitabile prevedere una serie di assemblee territoriali che si svolgeranno senza regole, senza controlli, nel più grande disordine e con la violazione delle più elementari norme di rispetto reciproco e di comportamento. Chiunque comprende che, in quelle condizioni, verrà messa a repentaglio la stessa possibilità di affrontare la raccolta delle firme per la presentazione delle liste elettorali. Le convulse e non chiare votazioni finali dell’Assemblea del Quirino, svoltesi nella più grande confusione, hanno lasciato aperti troppi varchi all’arbitrio e al caso.
La seconda misura urgente è creare da subito un Comitato Nazionale per le Firme(CNF), il cui compito sarà di affrontare immediatamente la creazione dei Comitati Regionali corrispondenti, perché vengano approntate da subito la strutture minime, di persone e di mezzi, che dovranno muoversi simultaneamente su tutto il territorio nazionale per la raccolta delle firme e la loro validazione.
Ciò detto ci pare necessario esprimere una valutazione politica preliminare, che ci aiuti tutti a comprendere meglio ciò che è avvenuto e sta per avvenire. Per chi ancora non avesse ben compreso la situazione, noi riteniamo che l’assemblea del Quirino ha dimostrato, senza ombra di equivoco, che non siamo di fronte all’avvio di un nuovo soggetto politico.
Troppo poco è il tempo, troppe le diversità di valutazione delle crisi che stanno arrivando una dietro l’altra e tutte insieme. Troppo grande è il bagaglio negativo di sconfitte e di errori che quasi tutti tra i partecipanti a questa marcia si portano sulle spalle.
Ciò che possiamo proporci – e a cui è dedicato il «noi ci siamo» di Alternativa – è il tentativo di portare in Parlamento una pattuglia di rappresentanti dell’opposizione alla casta politica, di destra e di sinistra, che siede nel parlamento uscente. Questo è il programma e nulla di più. Su questo noi continuiamo ad essere impegnati. Ciò che avverrà dopo il voto lo si vedrà, se possibile tutti insieme, ma non è ora il momento di deciderlo, poiché non vi sono le condizioni per farlo.
Ma il carattere di opposizione della eventuale lista di “Cambiare si può” non è emersodal Quirino con la necessaria, inequivocabile chiarezza. Lo provano le dichiarazioni di un possibile dialogo con il PD (già respinte, per altro in modo sprezzante dal vertice del PD) dello stesso Antonio Ingroia e di Luigi De Magistris. Occorre ribadire dunque che “Cambiare si può” non solo è estraneo al Centro Sinistra, ma lo considera avversarioprima ancora della partenza, poiché le cosiddette primarie del PD si sono già svolte all’insegna dell’Agenda Monti, dunque di un programma di governo che sarà anti-popolare e prono alle direttive di un’Europa che ci è nemica.
Noi riteniamo che una eccessiva sottolineatura del carattere “di sinistra” di questa lista sarà di grave pregiudizio al suo successo, in particolare nei confronti delle giovani generazioni. Riteniamo che l’assemblea del Quirino abbia manifestato in diverse sue componenti, più che l’esigenza di una vittoria elettorale significativa, quella – assai meno rilevante ai fini del risultato – di una difesa ad oltranza del proprio passato. Noi pensiamo che ciascuno abbia diritto di rimanere se stesso. A nessuno viene chiesto di rinunciare alla propria storia. Ma è grave errore pretendere che gli altri sopportino pesi che non hanno contribuito a formare e che non sono i propri.
Altrettanto indispensabile è che i tre negoziatori (Revelli, Pepino, Sasso) che in questi giorni verificheranno le condizioni poste da Ingroia e da De Magistris e altri per partecipare all’avventura di “Cambiare si può” , tengano ferma la pregiudiziale del rifiuto della guerra, con la formula della dichiarazione preventiva (da porre in testa alle richieste politiche al futuro governo) secondo cui l’Italia non parteciperà ad alcuna missione militare all’estero e avvierà il ritiro immediato da quelle in cui è attualmente impegnata. Che è qualcosa di molto più preciso del richiamo, pur doveroso, all’articolo 11 della Costituzione (ormai ampiamente violato).
Se Antonio Ingroia accetterà la candidatura, noi la considereremo un importante contributo alla creazione di un embrione di intransigente opposizione al futuro governo Bersani,o chi per lui. Se Ingroia dovesse decidere diversamente, si dovrà procedere a una consultazione con “i diecimila” per trovare un altro candidato che, a termini della vergognosa legge elettorale in vigore, guidi la lista elettorale. Ma dovrà essere chiaro che la formazione delle liste deve rimanere nelle mani sovrane di coloro che hanno firmato l’appello di “Cambiare si può” e che, per questo, si dovranno trovare (come detto sopra) le regole (incluse le misure tecniche e di controllo) perché ciò possa avvenire.
Sentiremo le condizioni – inclusi i nomi che verranno proposti per la lista elettorale – che, eventualmente, verranno poste da altri “compagni di strada”, a cominciare dagli “arancioni”. Ma anche queste condizioni (i tre negoziatori di “Cambiare si può” devono tenerlo presente) dovranno essere sottoposte all’approvazione dei “diecimila”.
Ogni deviazione da questa esigenza primaria, prima ancora di costituire una violazione della democrazia, sarà causa inevitabile di dissensi e contrapposizioni che potrebbero minare alla radice la stessa raccolta delle firme.
Con questi intendimenti e con spirito costruttivo, personalmente e a nome di Alternativa, ci accingiamo ad affrontare le prossime settimane. Noi siamo consapevoli della grande responsabilità che stiamo assumendo. C’è bisogno di molta umiltà e di molto rispettoda parte di tutti delle posizioni degli altri. Se si vuole vincere è indispensabile riconoscere la diversità. Negarla implica la sconfitta. Cerchiamo di non farci del male.
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