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Boris Nemtsov: un delitto ancora pieno di ombre

10 Marzo 2015 di Redazione Lascia un commento

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Pandora TV – Il punto di Giulietto Chiesa.

A che punto è l’indagine sull’assassinio di Boris Nemtsov? Stiamo ai fatti, che sono in movimento. Ad oggi si può dire che la squadra degli esecutori è stata “individuata” (dagli inquirenti e dai servizi segreti del Cremlino) e “neutralizzata” (con azione congiunta di investigatori e anche di qualcuno dei committenti).

Aslan Alkhanov è stato trovato morto alla periferia di Mosca fin dalla notte dell’assassinio. Pare non abbia partecipato direttamente, ma era un anello cruciale. Beslan Shabanov è morto nel corso del suo arresto a Groznij, Cecenia (e pare fosse l’ufficiale pagatore). Pare abbia lanciato una bomba a mano, che è esplosa però troppo vicino a lui.  Arrestato (e ancora vivo) il probabile esecutore materiale dell’uccisione: Anzor Gubashev, ex poliziotto ceceno.  Insieme a Zaur Dadaev (anche lui ex poliziotto) . Anche altri killer della squadra, arrestati, sono ancora vivi. Tamerlan Ekserkhanov e Khamsat Bakhaev,  e altri quattro di cui ancora non si conoscono i nomi. Gli arresti sono avvenuti nei dintorni di Mosca, in Ingushetia e in Cecenia.

Chi ha ideato l’assassinio? E, subito dopo, chi ha messo insieme la squadra e ha dato l’ordine dell’esecuzione? Gl’inquirenti russi hanno informazioni di un incontro tra Aslan Alkhanov e uno dei più stretti collaboratori di Dmitrij Jarosh, capo di “Settore Destro”. Sanno che l’incontro è avvenuto a Kiev. Sanno il nome dell’intermediario. Ma non lo dicono. Sanno che il denaro, abbondante, servito per pagare la squadra degli esecutori, proveniva da uno stato estero. In particolare gl’inquirenti sanno che il passaggio del denaro è avvenuto attraverso una delle compagnie private americane che gestiscono il grande business dei “contractors”, cioè dei mercenari, presenti in numero consistente sia sul teatro di guerra dei Donbass, sia nei servizi segreti e nell’esercito ucraino.

La faccenda rivela competenze politiche raffinate. Colpisce, e non appare secondaria, la circostanza che la squadra degli esecutori fosse tutta composta di ceceni. Che, in quanto cittadini russi ,potevano muoversi senza problemi, con un normale passaporto russo. Cosa molto utile ai fini della realizzazione del piano. Ma è singolare che alcuni di costoro facessero parte dell’entourage di Ramzan Kadyrov, presidente della Repubblica di Cecenia.  Alcuni siti caucasici, e diversi commentatori anti-Cremlino, puntano in questa direzione per interpretare l’assassinio di Nemtsov come la prova di uno scontro interno alla Russia. Così diventa evidente che uno dei compiti dell’operazione era non solo di far fuori Nemtsov (e provocare l’ondata di accuse internazionali contro Putin) ma anche di mettere Putin contro Kadyrov.

Che Ramzan Kadyrov sia stato il promotore dell’operazione è invece assai improbabile. Le sue prime dichiarazioni, dopo i primi arresti, sono state di evidente sconcerto e sorpresa, ma anche di preoccupazione per i sospetti di una sua qualche responsabilità. La nuvola è stata fulmineamente dissipata da Putin, che ha concesso a Kadyrov, con ostentazione studiata, un’importante onorificenza di stato. Dunque un chiarimento tra Kadyrov e Putin è già avvenuto, e sostanzioso. E non è escluso che sia stato lo stesso Kadyrov a fornire i nomi dei sospetti annidati nei suoi servizi di sicurezza. Così si spiegherebbero i rapidi arresti di altri elementi in Cecenia e in Ingushetia.

Si tratta ore di vedere se gl’inquirenti di Putin riusciranno a individuare le connessioni di ordine superiore che si sono create a Kiev: tra “Settore Destro”, la corporation Vanguard (questo il nome che viene fatto circolare) e il gruppo ceceno. E’ noto che numerosi ceceni hanno continuato la guerra contro Mosca trasferendosi armi e bagagli nelle formazioni naziste ucraine. Ed è altrettanto noto che tra le diverse bande cecene esistono collegamenti trasversali molto complessi, specie di ordine familiare più che ideologico. Aggiungi grosse somme di denaro in transito ed ecco stabiliti i collegamenti necessari. Vale la pena citare, in proposito, quanto ha detto Sergej Goncharov, presidente dell’Associazione dei Veterani della squadra antiterrorismo Alfa. “Ogni volta che ci succede una disgrazia siamo abituati a pensare che siano stati gli americani. Ma io non posso sospettare solo gli americani. A me colpisce la storia della ragazza ucraina, rimasta stranamente viva. Solo molto raramente accade che un assassino lasci  di sé un testimone vivo. Bisogna dire senza esitazioni che – oltre ai soldi ricevuti, che hanno certo svolto un ruolo decisivo  – molti ceceni, e più in generale, molti emigrati dal Caucaso del nord, combattono adesso contro i russi dalla parte ucraina. Cioè continuano la guerra cecena, la prima e la seconda.”.

Certo ben poco si saprà interrogando i sopravvissuti. E’ perfino possibile che qualcuno di loro, ignorando la complessità del piano, abbia pensato di lavorare per conto di Kadyrov. Oppure sia stato convinto ad uccidere un “nemico dell’Islam”. Ma Geidar Gemal, presidente del Comitato Islamico di Russia, ha stroncato questa interpretazione dichiarando alla Radio Komsomolskaja Pravda: “Penso che Zaur Dadaev non abbia nemmeno letto ciò che Nemtsov aveva detto a proposito dell’Islam. A me pare che siamo di fronte a una versione preventivamente preparata per deviare l’attenzione dell’indagine”.

L’indagine prosegue, ma non sarà facile salire la scala delle connessioni. Molti passaggi cruciali sono avvenuti a Kiev, nel campo di Agramante. E altri ancora si sono giocati ben più in là di Kiev.

Fonte: http://www.pandoratv.it/?p=2991.

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