Il Bitcoin, sebbene sia denominato moneta virtuale, è una delle più gettonate al momento tra quelle in circolazione. Da tempo la sua scelta sembra essere quasi preferenziale nelle transazioni di ogni genere rispetto a quella che è la moneta tradizionale, e questo per una serie di aspetti. Il primo in assoluto è quello riguardi la convinzione per chi il suo valore sia destinato a crescere nel tempo, cosa che già ha fatto in passato facendo realizzare ai possessori guadagni da capogiro.

Altro aspetto che fa volare l’interesse verso questo tipo di moneta è senza dubbio il fatto che non vi sia un’autorità specifica che ne controlla l’andamento, quindi la sua fluttuazione è libera e la sua crescita di valore è automatica su quella che è la domanda e l’offerta. La domanda che ci siamo posti però è questa: cosa ne pensa la politica? Andremo a osservare cosa dicono alcuni tra i principali leader politici mondiali in merito al Bitcoin.

I Bitcoin secondo Vladimir Putin

Sebbene non vi sia una dichiarazione ufficiale del presidente russo Vladimir Putin, sembra che la Russia abbia pronto un investimento di circa $10 miliardi in Bitcoin. Ad esprimere parole in merito è stato Vladislav Ginko, il quale è membro dell’Accademia Presidenziale Russia dell’Economia Nazionale e della Pubblica Amministrazione.

“La decisione di de-dollarizzare i propri investimenti” ha detto Ginko a proposito della previsione di investimento in Bitcoin “sarebbe una mossa volta a “proteggere gli interessi nazionali” anche in vista della “possibilità che vengano interrotti i pagamenti americani per il gas e il petrolio della Russia”. Chiaramente si fa riferimento ad un sistema volto ad aggirare le sanzioni degli USA.

I Bitcoin secondo Donald Trump

Di avviso completamente diverso è Donald Trump, il quale esprime parole negative in merito a quelle che sono le cryptovalute in generale. Ecco le parole del Presidente degli Stati Uniti d’America:

“Non sono un fan dei Bitcoin e delle altre cryptovalute, le quali per me non sono denaro e il cui valore è altamente volatile, basato sul nulla. Gli asset crypto non essendo in qualche modo regolamentati, possono favorire comportamenti illeciti, come ad esempio il traffico di droga e altre attività illegali.”

È importante notare come le due realtà, da sempre opposte nel modo di pensare su una moltitudine di questioni, anche in questo caso rappresenti una conferma. Da una parte un presidente che cerca di ispirarsi al modello venezuelano per aggirare le sanzioni pesanti che lo Stato si trova a subire, dall’altra un presidente che considera le cryptovalute denaro non reale, quindi destinato ad essere utilizzato per fini illeciti.

I Bitcoin e Maduro

Il presidente Nicolas Maduro è invece più vicino al pensiero dello stato russo, quest’ultimo infatti ha ripreso l’idea da quanto il presidente venezuelano ha fatto per arginare le difficoltà economiche in seguito alle sanzioni che lo stato ha visto applicarsi. Parliamo nello specifico di quelle sanzioni finanziarie che al Venezuela sono state imposte dai governi di Stati Uniti e Canada. Non solo al Paese, ma anche nei confronti di molti esponenti della leadership venezuelana.

Sia Maduro, che molti uomini vicini a lui, non si son mai nascosti nei confronti del Bitcoin e sull’importanza delle cryptovalute in generale, per questo è stata presa in considerazione proprio questa strada per affrontare il problema in merito alla commercializzazione dei suoi beni primari di esportazione, tra questi il petrolio e i l gas.

I Bitcoin e la politica italiana

Dopo aver fatto un piccolo viaggio nel mondo per comprendere il parere generale in merito al Bitcoin, torniamo all’interno dei nostri confini per andare a scoprire cosa ne pensa la politica italiana (anche perché sono tanti gli italiani che vogliono investire in Bitcoin, quindi occorre una certa regolamentazione politica). Da tempo l’Italia sta pensando ad un sistema per introdurre un nuovo strumento per effettuare alcune tipologie di pagamento che riguardano ad esempio lo stato e le imprese.

Il problema sorge sul fatto che essendo un membro dell’UE, l’Italia non ha la possibilità di emettere moneta propria, anche perché immettendo in circolazione una nuova tipologia di moneta si potrebbe verificare un problema di svalutazione della moneta primaria con conseguente impennata dell’inflazione. Per questo, sembra che le crypovalute e in particolare il Bitcoin, possano essere l’alternativa valida al progetto su cui il Governo pone da tempo la sua attenzione.

Rispetto ad altri tipo di denaro, il Bitcoin è deflazionistico, non politico e soprattutto è aperto ed equo. Tale moneta non ha la peculiarità di dover essere stampata, non ha alcun tipo di controllo, né possibilità di essere manipolata da un singolo governo. Inoltre, la tassa sui depositi di sicurezza spingerà le persone a considerare il Bitcoin il principale bene rifugio per i propri risparmi. C’è da considerare che, qualora lo Stato italiano optasse per un investimento nei Bitcoin, il loro valore torni a crescere, alimentando su di esso una notevole spinta agli investimenti nelle cryptovalute.