Oltre al lustro del calcio italiano, celebrato a suon di passione delle tifoserie, rivalità classiche e giocatori di talento, dietro il colpo di tacco e la parata spettacolare, si nasconde una differenza che fatica a essere vista con sufficiente chiarezza. Il divario di genere nei compensi dei giocatori, una disparità che non parla solo di cifre, ma di struttura economica, visibilità e status professionale, e che riguarda gli uomini e le donne sul campo, toccando anche investitori, sponsor e media.

Requisiti professionali, visibilità e gap di genere

Dal luglio 2022 il calcio femminile di Serie A ha ottenuto lo status di professionalità. Prima era considerato dilettantistico, il che implicava che le calciatrici percepivano rimborsi o indennità piuttosto che stipendi veri e propri. Pur con l’ufficializzazione della professione, gli stipendi medi restano molto distanti da quelli dei loro colleghi maschi. Alcune atlete importanti guadagnano cifre molto più elevate rispetto al passato, ma il salto verso stipendi milionari è ancora limitato a pochi casi, per lo più all’estero.

In Italia, il differenziale tra le figure femminili di vertice e quelle meno note è enorme, e le differenze nella copertura televisiva, nei contratti di sponsorizzazione e nelle strutture incidono in modo determinante sul valore economico di ciascuna giocatrice.

La visibilità dei match femminili è cresciuta, così come il numero di spettatori, la copertura mediatica e le tesserate. Tuttavia, la percezione sociale – e quindi la capacità di attrarre sponsor o diritti TV più remunerativi – rimane squilibrata. Al contrario, i club maschili godono di mercati consolidati, brand riconoscibili a livello globale e flussi di introiti molto consistenti.

Queste risorse finanziarie permettono stipendi altissimi per il calcio maschile, mentre per molte calciatrici l’impatto economico resta concreto ma modesto. In questo senso, la differenza non è solo salariale ma strutturale, con una disparità che affonda le sue radici nelle storie, negli investimenti e nelle politiche di valorizzazione.

Il “calcioscommesse sentimentale” come investimento simbolico

Nonostante le differenze economiche, molti tifosi percepiscono il calcio – anche il femminile – come una forma d’investimento personale in termini di tempo speso, corde vocali consumate allo stadio ed emozioni condivise. Alcuni sostenitori investono nella squadra tramite abbonamenti e merchandising, con una spesa che ripaga dal punto di vista dell’identità e dell’appartenenza.

Parallela a questa dimensione emotiva, c’è chi interpreta il fenomeno delle scommesse legali come un investimento nel seguito della squadra. Si punta sulle performance, sulla popolarità, sulle statistiche, rispettando i limiti e le norme del settore, ma rappresentando una scommessa reale sul successo sportivo che genera flussi economici, attenzioni mediatiche, e fa riflettere su come il valore economico del calcio non dipenda solo dal risultato sul campo. Clicca qui per osservare l’impatto di questi fattori sulle quote e i pronostici.

Nel bilancio del sistema calcistico italiano, la professionalizzazione del calcio femminile costituisce un passo avanti significativo. Però, per ridurre il divario, servono investimenti mirati, politiche di presenza mediatica equa e trasformare la passione in valore concreto per tutti coloro che indossano gli scarpini e inseguono un sogno.